lunedì 27 febbraio 2012

L'uomo che non smette di sussurrare ai cavalli - Gianni, 72 anni, doma e tranquillizza i purosangue ribelli

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22 febbraio 2012

L'uomo che non smette di sussurrare ai cavalli


 

 

Fonte: http://www3.lastampa.it/lazampa/articolo/lstp/443564/


Gianni, 72 anni, doma e tranquillizza i purosangue ribelli

 
Il legame tra Gianni Rossini e i cavalli del maneggio
 è tale che quando arriva la sua auto nei box c’è agitazione,
 gli animali sentono il suo arrivo e lo cercano

Non sarà Robert Redford, ma chi lo conosce lo chiama «l’uomo che sussurra ai cavalli». Ma come il personaggio del film Gianni Rossini, 72 anni, con i cavalli ha un rapporto simbiotico che va oltre il suo lavoro da istruttore di equitazione al «Circolo ippico Castello di Ternavasso», a Poirino.

Lui guarda i cavalli nell’anima, li comprende, li interpreta. La loro è una comunicazione fatta di sguardi, di scambi di sensazioni. «Da piccolo volevo essere un cavallo - ricorda Gianni -, li disegnavo dappertutto, imitavo le loro contrazioni dei muscoli per scacciare le mosche».

Eppure il primo cavallo l’ha montato a trent’anni. Perito tecnico in orologeria ed elettronica, Gianni lavorava all’assistenza tecnica dell’Olivetti. Lascia il lavoro e decide di riprendersi quel sogno che aveva da bambino: impara a cavalcare nei maneggi, diventa istruttore. «Tutto quello che so sui cavalli - dice - l’ho imparato vivendo con loro, ascoltandoli, scrutando i dettagli del loro comportamento. Ognuno ha una personalità diversa».

La sua strategia sta nella pazienza, nella capacità di aspettare che i più irrequieti siano pronti e ricettivi. «Quando sono nervosi, soci e conoscenti li mandano da me per tranquillizzarli», racconta Gianni. Con lui non hanno paura. «I cavalli per parlare lanciano dei segnali con le labbra, con gli occhi, con il collo. Quando sono arrabbiati - continua - schiacciano le orecchie». E conviene comunicare con loro dal lato sinistro, perché è lì che si trova la parte razionale del cervello.

Loro, i cavalli, ricambiano la passione di Gianni Rossini, lo cercano, si agitano appena riconoscono il rumore della sua auto arrivare, gli rubano le carote dalle tasche. Gianni è riuscito ad addestrare cavalli difficili. Come Alex. «Era cattivo, aggressivo, calciava di continuo - dice - , non lo voleva nessuno e l’ho comprato io. L’ho educato cominciando semplicemente a prendermene cura». Per lui «non esistono cavalli indomabili».

Oggi Gianni, che ha più di settant’anni e sta per sposarsi per la terza volta, di stare nella sua casa di Ceresole d’Alba a dondolarsi in una tiepida pensione non ci pensa proprio. Dopo un incidente non riesce più a cavalcare, ma qualche leggera passeggiata primaverile se la gusta ancora.

Dedica il tempo ad insegnare equitazione ai suoi allievi, ai quali ricorda sempre che «cavalcare è un po’ come ballare, è tutta questione di sintonia». Per i quaranta cavalli della scuderia Gianni è il loro timido eroe che riesce a farli sentire sempre a casa. E pazienza se l’avventuroso cappello da cowboy di Redford l’ha rimpiazzato con un berretto inglese a quadretti.

di CRISTINA INSALACO

(Articolo tratto da "Animalia", le pagine sugli animali della cronaca di Torino) 


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